Rendimento zero: tanto o poco?

Avrete letto sui giornali delle ultime settimane che in Danimarca le banche offrono mutui con tassi negativi, che significa, in parole povere, che la banca ti paga per prestarti il denaro.

Ma dove siamo finiti? Siamo finiti in un mondo dove chi compra un Bund tedesco con scadenza 30 anni, pur di avere la sicurezza che i suoi soldi gli vengano restituiti è disposto a guadagnarci lo 0% annuo.

Sempre per capire meglio: se faccio un finanziamento a tasso negativo e lascio i soldi sul conto al tasso dello 0% ci guadagno. Mi ritroverò infatti con più soldi di prima.

Quindi arriveremo al punto che se rende zero, renderà tanto; e il “tanto” dipenderà da quanto i tassi scenderanno ancora.

È chiaro che siamo davanti ad uno scenario del tutto nuovo e inusuale, quindi vi do la prima indicazione: se fino ad oggi il “fai da te” era solo pericoloso, adesso è una pazzia.

Vi rimando per esempio a Michael Lewis ex trader ( i traders sono quelli che si dileggiano a vendere e comprare titoli in autonomia, guardando qualche grafico) che ora, pentito, ha scritto un libro intitolato “ La Finanza può rovinare la vita alla gente”.

I mercati sono diventati complessi e ci vuole competenza per “maneggiare con cura il denaro”.

 

MA ALLORA CHE SENSO HA INVESTIRE?

Ma perché lasciare i soldi sul conto corrente non è la soluzione?

I motivi sono prevalentemente due, uno dipende dal funzionamento delle banche, uno dal roditore dell’inflazione.

Avete idea di come diminuiranno ancora i ricavi delle banche che hanno il loro business basato sul prestito di denaro? Ecco, sicuramente non saranno molto contente, infatti, stanno aumentando i costi dei servizi di base e ogni volta che entrate cercano di vendervi qualcosa ecc…

Arriveranno ovviamente al punto in cui non potranno permettersi di prestare sotto zero e rendere zero, quindi vedremo con il tempo che le banche applicheranno tassi negativi anche alle giacenze di conto corrente, o avete mai visto una banca solida che chiude i bilanci in passivo tutti gli anni?

Il secondo elemento è l’inflazione.

Come ho auto più volte modo di raccontarvi, l’inflazione mangia quotidianamente il nostro potere di acquisto, erodendo il nostro patrimonio.

È vero che siamo in un periodo storico dove l’inflazione è bassa, attorno all’1-1,5 per cento, ma c’è.

Cosa significa? Che se lascio i soldi in conto a tasso zero, la mia ricchezza diminuisce di anno in anno per effetto dell’aumento dei prezzi.

L’1 per cento potrebbe sembrare poco, ma se lascio i soldi in conto per 5 anni, ci rimetto il 5 % circa. Se poi i rendimenti dei conti iniziano ad andare sotto zero, la situazione peggiora ulteriormente.

 

ALCUNI SUGGERIMENTI UTILI.

Chiaramente anche questa situazione può essere governata e si possono avere buone soddisfazioni.

Vi do un piccolo vademecum da seguire:

  • lasciare pochi soldi in conto;
  • allungare il proprio orizzonte temporale di investimento ( per più tempo rinuncio ad usare il mio denaro, più rendimento troverò);
  • privilegiare investimenti che coprono dall’inflazione nel medio lungo termine (se le aziende vendono beni e servizi a prezzi di mercato e questi salgono per l’inflazione, le azioni sono un ottimo strumento di copertura, però occhio alla diversificazione, magari attraverso PAC);
  • in periodi di bassa inflazione evitare l’immobiliare;
  • fate qualche mutuo in più, ovviamente in relazione alla vostra capacità di rientro: il troppo stroppia.