
30 Lug Monitoraggio e tasse dei capitali trasferiti all’estero.
Durante l’ultima crisi di Governo, quando sembrava che tra Italia e Euro le cose dovessero andare male, molti mi hanno chiesto soluzioni per salvaguardare il patrimonio portandolo all’estero.
Questo comunque è un tema che rimane sempre latente, e il solletico di pensare a questa soluzione è diffuso.
Questa idea, anche se pensiamo venga solo a noi e ai nostri amici, non è un’idea furbissima. Ci sono infatti ormai, sistemi di segnalazione dei capitali all’estero, grazie agli accordi che a livello mondiale, sono stati conclusi con i vecchi paradisi fiscali.
Non è quindi più possibile portare valigette di denaro oltre frontiera e pensare di depositarli in qualche banca, perché potete avere la certezza che verranno segnalati alla nostra autorità nazionale.
Se per caso lo fate, senza ricordarvi di segnalare il trasferimento nel quadro RW della vostra dichiarazione dei redditi, son problemi grossi con l’agenzia delle entrate.
IL QUADRO RW, QUESTO SCONOSCIUTO.
Tutte le persone fisiche e le società che detengono capitali all’estero sono obbligate e denunciarli in dichiarazione dei redditi e ne devono pagare la relativa tassazione.
Qualsiasi titolo e tutti i conti correnti con più di € 15.000 di giacenza rientrano in questo obbligo.
La dichiarazione riguarda le somme, la quota di partecipazione, il tempo di detenzione e i nominativi degli eventuali delegati ad operare nei conti. Se i conti sono cointestati, l’obbligo ricade su tutti gli interessati, con riferimento all’intero valore delle attività.
Tra i beni che devono essere dichiarati ci sono anche gli immobili situati all’estero, gli oggetti preziosi o opere d’arte, le imbarcazioni, le automobili, le cassette di sicurezza.
Quindi, se vogliamo proteggere il nostro patrimonio dalle tasse, o da un’eventuale patrimoniale, un viaggio all’estero, oltre che scomodo se non è occasione anche di una bella vacanza, non è la scelta più idonea.
Ci sono stati tempi in cui, le autorità tributarie hanno dato la possibilità a chi si era dimenticato qualche pezzo di patrimonio all’estero di riportarli in Italia, secretando la loro origine e precludendo qualsiasi attività di indagine o accertamento tributario, attraverso lo “scudo fiscale”.
QUALI SOLUZIONI CI SONO OGGI.
L’obbligo di dichiarazione nel quadro RW non comprende le polizze vita di diritto estero, se concluse tramite un intermediario italiano oppure se pagate sempre tramite un intermediario italiano a cui si assegna un mandato all’incasso dei redditi derivanti dalla polizza stessa.
Questo tipo di polizze, in molti casi è lo strumento più semplice per raggiungere obiettivi di pianificazione successoria, ottimizzazione fiscale e protezione del patrimonio.
I vantaggi sono quindi molteplici ma bisogna fare un’attenta valutazione sui costi di tali strumenti.
Bisogna evitare polizze che prevedano costi di ingresso o di uscita o, per quelle di natura finanziaria, che i rendimenti eventuali non vengano trattenuti dai gestori attraverso l’applicazione di commissioni di performance.
La scelta di questo strumento, che risolve non pochi problemi di pianificazione, deve essere condiviso e valutato con il vostro consulente finanziario, in base alle esigenze specifiche di ognuno di voi.