
12 Feb La tassa di successione in Italia.
È un dato di fatto che in Italia la pressione fiscale sia veramente molto alta, ma esiste un caso in cui siamo considerati un vero paradiso fiscale: la successione.
Ma quando nacque questo tipo di tributo? Bisogna ringraziare i francesi che nel 1704 trasformarono il semplice compenso per la registrazione dei testamenti in un’imposta sulle quote ereditate, articolata in base al grado di parentela.
Con l’arrivo di napoleone in Italia, questo principio fiscale si diffuse anche in Italia e dopo la restaurazione ben sei stati su sette avevano un’imposta che si rifaceva a quella d’oltralpe.Con l’Unità di Italia, il sistema piemontese, che era considerato il più severo perché colpiva anche all’interno del nucleo familiare, venne esteso a tutto il Paese. La prima legge del 1862, fu ridimensionata nel 1866 e da allora si sono succeduti più di 70 provvedimenti.
Una delle riforme più importanti fu quella del 1923 grazie alla quale venne introdotto la progressività per scaglioni e l’esenzione per coniugi e parenti fino al terzo grado. Il regime fascista introdusse dei meccanismi in base al numero di figli avuti e nel 1972 ci fu la definizione delle scale progressive di impostazione.
Qual è l’importanza dell’imposta?
Giulio Alessio nel 1887 sosteneva che l’imposta “può provvedere a impedire eccessive accumulazioni o a regolare in modo più equo la ricchezza privata” allacciandosi al principio secondo il quale “la ricchezza dell’uomo si ottiene per mezzo del lavoro” proprio e non altrui.
A cavallo del 1900 tale imposta veniva utilizzata per stimare la ricchezza nazionale, e conseguentemente delineare la possibile evasione fiscale.
TASSA DI SUCCESSIONE: COME FUNZIONA?
Abbiamo detto che la tassa di successione è un’imposta che deve essere pagata da chi riceve in eredità beni immobili, diritti reali su immobili e beni mobiliari (denaro, conti correnti, depositi titoli e altro).
La domanda di successione con la relativa richiesta di cambio di proprietà dei beni oggetto di eredità, deve essere inoltrata all’Agenzia delle Entrate, entro 12 mesi dalla morte del de cuius.
Ma chi può aprire la successione? Solo i soggetti obbligati che sono: i chiamati all’eredità e i legatari, gli immessi nel possesso temporaneo dei beni, gli amministratori dell’eredità o i curatori dell’eredità giacenti, gli esecutori testamentari.
Una volta presentata la domanda, l’ufficio dell’ Agenzia delle Entrate comunica l’importo dovuto dagli eredi e il relativo pagamento deve avvenire entro 60 giorni dalla data in cui è stato notificato l’avviso di liquidazione.
La tassa di successione può anche essere pagata a rate se è maggiore di €1000.
Ma quanto si paga? Dipende dal legame di parentela con il deceduto e dal valore complessivo dei beni che esso lascia agli eredi.
Per gli immobili, oltre alla tassa di successione bisogna pagare anche le tasse catastali, come se si trattasse di una compravendita. Questa tassa viene calcolata con dei coefficienti che dipendono dalla categoria dell’immobile e dal fatto che sia o meno considerato “prima casa”.
I coefficienti vengono moltiplicati per il valore della rendita catastale rivalutati del 5%.
TASSA DI SUCCESSIONE: COME SI CALCOLA?
Per calcolare la tassa di successione bisogna, prima di tutto, calcolare il valore dell’intera eredità, quindi dell’insieme dei beni lasciati dal defunto, sottraendo eventuali debiti e esoneri.
A questo valore complessivo va applicata l’aliquota che varia in base al grado di parentela dell’erede: coniuge e figli non pagano nulla se il valore assegnato ad ognuno di essi risulta essere inferiore ad 1 milione di euro, mentre per valori superiori pagano il 4%.
Fratelli e sorelle pagano un’aliquota del 6% con una franchigia di 100.000 euro, mentre i parenti fino al 4^ grado viene concessa la stessa aliquota ma senza alcuna franchigia. Qualsiasi altro erede deve pagare su tutta l’eredità assegnata l’8% di aliquota.
Ci sono dei particolari beni che non vengono considerati nel calcolo del valore complessivo dell’eredità e sui quali quindi non si pagano tasse di successione. Questi beni sono principalmente particolari strumenti finanziari, come Titoli di Stato, PIR, Polizze vita.
L’utilizzo di questi strumenti per la gestione della liquidità è quindi importante per abbassare la fiscalità di patrimoni molto importanti, sia per la loro esenzione sia perché abbassano il valore dell’eredità entro le franchigie.
Un caso particolare è previsto nel caso in cui l’erede sia un portatore di handicap grave, in questo caso infatti la franchigia sale a 1,5 milioni.