Perché il sistema previdenziale non regge.

Noi italiani siamo fortunatissimi perché viviamo nel secondo paese al mondo con la maggior speranza di vita alla nascita. Siamo secondi solo al Giappone.
Siamo quindi longevi, viviamo a lungo con anche una buona qualità della vita, ma c’è un problema: attualmente in Italia circa 1 persona su 5 ha più di 65 anni, nel 2060 avremo un ultra-sessantacinquenne su tre residenti.
Oltre alla longevità un’altra dinamica che incide sulla sostenibilità del welfare è la natalità, ma anche qui sappiamo tutti che i dati non confortano; ci sono statistiche che dicono che nel giro di 20 – 30 anni potremmo essere in 5 milioni in meno.
Cosa Significa questo? Significa che il 2030 è considerato l’anno zero delle pensioni, significa che fra 12 anni avremo più gente in pensione di quella che lavora.
E sapete come funziona l’Inps vero? L’Inps non è una cassaforte dove tutti i mesi i nostri contributi vengono messi da parte, no. L’Inps è molto più simile ad uno sportello bancario dove tutti i mesi, c’è chi versa i contributi (i lavoratori), e tutti i mesi c’è chi preleva contributi (i pensionati).
Cosa succederà quando ci sarà la fila per prelevare e poche persone che versano?
I nostri amici Giapponesi, poco più longevi di noi, stanno proponendo di allungare l’età pensionabile a 85 anni. Quindi se pensate che si possa risolvere il problema demografico con qualche finanziaria continuate a non pensare alla previdenza privata.
Se volete affrontare e risolvere il problema costruitevi il vostro conto pensionistico personale.
Se avete 30 anni bastano anche € 50 al mese, se ne avete 40 almeno € 60, se siete già oltre i 50 anni dovete arrivare ad un versamento minimo di € 110 euro perché il tempo perso va recuperato.
Queste cifre non sono proibitive e possono salvare il vostro tenore di vita al momento della pensione.

 

PENSIONE RETRIBUTIVA vs PENSIONE CONTRIBUTIVA.

Raccontare con sincerità e a più persone possibile, cosa cambia nel passaggio dalla pensione retributiva a quella contributiva, è un’ urgenza morale di tutti gli operatori del settore.

Metodo retributivo: metodo vecchio non più in uso e che ha determinato l’ammontare dell’assegno mensile delle persone ad oggi in pensione. Questo metodo prevedeva che la prestazione pensionistica fosse calcolata sul reddito percepito negli ultimi anni di lavoro, quindi era un sistema che non teneva conto dei reali contributi versati.

Metodo contributivo: questo è il metodo utilizzato per i lavoratori di oggi e prevede che la prestazione pensionistica sia calcolato sommando i contributi versati durante la vita lavorativa. Questa somma poi sarà moltiplicata per dei coefficienti di conversione in rendita che dipenderanno dalla speranza di sopravvivenza post- pensione. Nel corso del tempo le somme accantonate devono essere rivalutate in base al PIL, questa è un altro fattore negativo che inciderà consistentemente sugli assegni pensionistici-

Pensate che siccome qualche anno fa il PIL è stato addirittura negativo, il governo di allora ha dovuto modificare la norma e prevedere che l’indice di rivalutazione non possa essere negativo.

 

È NATALE, FATEVI E FATE UN GRAN BEL REGALO!

In questi giorni, sicuramente state pensando a cosa regalare ai vostri cari, alle persone alla quale tenete di più. Io qualche anno fa ho regalato a mio marito il primo versamento al fondo pensione, lo so che io ho la “deformazione professionale”, ma l’ho fatto perché gli voglio bene. La stessa cosa ho fatto poi ai miei figli.

Pensate soprattutto a figli e nipoti, loro sicuramente avranno pensioni di molto inferiori al loro reddito e la discontinuità della carriera lavorativa li può svantaggiare del 30% rispetto a chi potrà contare su una carriera continua.

Vi faccio due esempi:

  1. lavoratore dipendente privato nato nel 1970 con 10 anni di contributi e € 50.000 di reddito lordo, presupponendo un avanzamento di carriera del 4% annuo andrà in pensione a 67 anni e 5 mesi. L’ultima retribuzione sarà di € 78.000 lordi e la pensione di €45.000 con un tasso di sostituzione del 58%.
  2. commercialista nato nel 1960 con 20 anni di contributi e € 50.000 di reddito lordo, presupponendo un avanzamento di carriera del 4% annuo andrà in pensione a 68 anni e 1 mese. L’ultima retribuzione sarà di € 100.000 lordi e la pensione di € 28.000 con un tasso di sostituzione del 28%.

Per ottenere € 100 euro di pensione in più al mese basta poco se si comincia presto.

Pensate anche al valore educativo di un regalo così: gli state insegnando a prendersi cura di sé, a crearsi un’autonomia finanziaria e a trasmettere l’importanza del risparmio.

 

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