
12 Nov Tante riforme, ma adesso come funziona?
Ben 5, sono le riforme del sistema pensionistico che si sono susseguite dal 1969 ad oggi, cambiando sia i requisiti per la sua maturazione sia i calcoli per la valutazione.
Nel 1969 la Riforma Bardolini adotta la formula retributiva che prevedeva che il calcolo della rendita pensionistica dipendesse dalla media dei redditi degli ultimi 5 anni di lavoro e agganciava la rivalutazione dei contributi all’inflazione… bei tempi quando l’inflazione viaggiava attorno al 20%!
Nel 1973 sono state introdotte le baby pensioni per i dipendenti pubblici e per le donne con figli (i famosi 14 anni 6 mesi e 1 giorno), riforma cancellata da Amato nel 1992, con un’ulteriore riforma che allunga il calcolo retributivo agli ultimi 10 anni e che fissa in 20 anni gli anni minimi di contributi per poter accedere alla pensione.
Era l’anno della crisi del debito pubblico italiano, il paese era sull’orlo del fallimento e questa riforma era necessaria per riequilibrare i conti, ma non si rivelò sufficiente, tant’è che solo 3 anni dopo il Ministro Dini dovette rimettere mano al sistema pensionistico, introducendo per la prima volta il calcolo contributivo, prevedendo un conteggio misto per chi aveva allora meno di 18 anni di anzianità contributiva. Visto poi che erano anni in cui l’inflazione ballava, introduce la rivalutazione basata sulla media dell’inflazione degli ultimi 5 anni.
Per poco più di 15 anni non ci sono stati più ritocchi, fino al 2011, quando, durante un’altra grande crisi del debito italiano la Fornero ha veramente cambiato la base del nostro sistema pensionistico, sottoponendo tutti al sistema contributivo puro e agganciando l’età pensionabile alla speranza di vita.
PERCHÉ PENSARE ALLA PENSIONE È DIVENTATA UNA PRIORITÀ.
Fino al 2011, tutto sommato, il sistema pubblico, insieme al TFR poteva far pensare che la nostra vita futura sarebbe stata garantita dallo stato, ma dal 2011 tutto è cambiato: le rendite pensionistiche si sono abbassate alla media del 73% del tasso di sostituzione ( significa che mediamente gli italiani percepiscono di pensione il 73% del loro ultimo stipendio), anche se ad oggi sono andati in pensione i lavoratori che hanno usufruito del sistema retributivo o misto; il 71% dei pensionati percepisce un assegno mensile inferiore ai 1000 euro; l’età pensionabile aumenta sempre di più a causa dell’aumentare della speranza di vita.
La pianificazione della propria pensione diventa quindi una priorità non più rinviabile.
Ma quanto conoscete le normative sulla pensione pubblica? Eppure sono questioni molto importanti per tutti noi! Vi faccio qualche domanda d’esempio:
- Qual è l’età per ottenere la pensione di vecchiaia?
- Qual’è l’età per ottenere quella anticipata?
- Come si rivalutano i contributi versati?
COME E QUANDO POSSO ANDARE IN PENSIONE?
Nel 2019 si può andare in pensione di vecchiaia a 67 anni, avendo versato almeno 20 anni di contributi; mentre la pensione anticipata può essere richiesta con 43 anni e 3 mesi di contributi per gli uomini e con 42 anni e 3 mesi di contributi per le donne.
Per tutti c’è il sistema di calcolo contributivo e per capire quanto questo incide sulla rendita pensionistica vi faccio tre esempi:
- dipendente di 35 anni andrà in pensione, nel migliore dei casi, con il 65% del suo ultimo reddito;
- Autonomo di 30 anni andrà in pensione con circa il 55% del suo ultimo reddito perché questa categoria di lavoratori versa una percentuale di contributi inferiore rispetto ai dipendenti;
- dipendente di 50 anni andrà in pensione con il 75% del suo ultimo stipendio;
Messa così non sembra male, ma questi calcoli sono fatti dall’INPS presupponendo un tasso di rivalutazione annua del 2%, ma la realtà è ben diversa, se pensiamo che addirittura nel 2013 il governo ha dovuto fare un apposito decreto per evitare che le nostre rendite venissero moltiplicate per un fattore negativo, stabilendo un tasso dello 0%.
Capite che per un trentenne anche solo l”1% in meno di rivalutazione annua per 35 anni sono gran bei soldini che fanno scendere il tasso di sostituzione attorno il 40%.