Debito pubblico: che cos’è?

Sistematicamente ogni trimestre, ma anche più spesso, l’Italia balza agli onori delle cronache per le dimensioni del suo debito pubblico e nonostante siamo tra le maggiori economie del mondo, questo macigno incombe sopra le nostre teste.

Ma che cos’è il debito pubblico, da dove nasce e come si alimenta?

Il debito pubblico è il debito che lo Stato ha nei confronti del settore privato e quindi nei confronti di: famiglie, imprese e banche. A questo si aggiungono i debiti nei confronti della Banca centrale, nel caso dell’Italia quindi della BCE.

Il debito pubblico si forma quando le spese dello Stato sono più grandi delle entrate. Ogni volta che succede, lo Stato deve farsi prestare danaro dai soggetti che ho ricordato prima. Per esempio emette un BTP che viene comprato da una famiglia: con questa operazione all’apparenza semplice, la famiglia presta i propri denari allo Stato che in cambio promette di restituirli con un premio corrispondente al tasso di interesse.

Che differenza c’è tra debito e deficit? Il deficit è la differenza tra entrate e uscite nell’arco dello stesso anno, mentre il debito pubblico è l’intero ammontare dei debiti in essere.

Perché c’è preoccupazione quando il deficit è alto? Se il deficit previsto dal bilancio dello Stato è alto, questo andrà ad aumentare ulteriormente il Debito Pubblico

 

COME, QUANDO E PERCHÉ È ESPLOSO. (1800-1970)

Uno studio molto interessante condotto dal Dott. Roberto Artoni, docente all’Università Bocconi, ha analizzato l’andamento del debito pubblico individuando 4 momenti storici che hanno segnato un’impennata del debito pubblico.

Il primo scatto del nostro debito è avvenuto nel 1897, in seguito all’Unità d’Italia e alla grave crisi economica che interessò il nostro paese.

Come potete poi immaginare, altre due impennate le abbiamo avute durante i due conflitti mondiali, addirittura lo sforzo bellico della prima guerra mondiale fece schizzare il nostro debito al 160% del PIL, per capirci livelli molto simili a quelli della Grecia ai giorni nostri.

Siamo riusciti a ridurlo solamente attraverso la cancellazione dei debiti di guerra.

La grande depressione e la seconda guerra ritornano ad alimentarlo e questa volta la riduzione avviene grazie ad una fortissima spinta inflazionistica che lo sbriciola riportandolo al 40% del PIL.

Il boom economico del dopo guerra ci ha consentito di mantenere molto basso il debito pubblico, perché anche se quest’ultimo aumentava, la crescita economica era più veloce.

 

COME, QUANDO E PERCHÉ È ESPLOSO. (1970-2019)

La quarta fase del debito, quella che non siamo mai riusciti a rimediare avviene tra il 1974 e il 1994.

Durante gli anni ’70 le finanze pubbliche iniziano a precipitare a causa del miglioramento del welfare, che provoca un consistente aumento della spesa pubblica. A questo si associa una grande depressione dovuta alla crisi petrolifera che porta il nostro deficit oltre il 10% per alcuni anni.

La recessione causata dalla FED per volontà dell’allora Presidente Ronald Reagan, e rinuncia al nucleare sono gli elementi che gonfiano ulteriormente il debito durante gli anni ’80.

Nel 1982 il nostro paese era paragonabile ed un paese sudamericano dei giorni nostri, l’inflazione divorava i risparmi e le pensioni con tassi anche del 25%, mesi in cui il famoso spread tocca quota 1175 punti!!

I governi italiani non ascoltarono il monito dell’allora governatore Ciampi, e continuarono a incasellare anni di deficit pubblico anche al 15%, finché il debito pubblico non diventa un vero e proprio mostro che dal 1980 al 1990 passa dal 60% del PIL a oltre il 100%.

Nel 1994 il debito pubblico è arrivato al 124% del PIL e anche se è passato un quarto di secolo, non siamo riusciti ancora ad intaccarlo, anzi è andato moderatamente aumentando arrivando fino al 130%.